Farmaci e Integratori Alimentari: Una Linea Sottile tra Terapia e Prevenzione

La figura del paziente-consumatore è sempre più frequente in Italia, senza che nemmeno ce ne si accorga.

La distinzione alla base di integratori e farmaci è il fulcro di questa questione. Sappiamo davvero quando stiamo comprando un farmaco o un integratore, di fronte alla miriade di prodotti che ci propinano le pubblicità e le promozioni di farmacie e parafarmacie?

Quali sono le differenze fondamentali e come possiamo navigare in questo labirinto regolatorio?

 

Cosa Sono le Sostanze Terapeutiche?

Iniziamo con il definire cosa sia una sostanza terapeutica. Si tratta di una sostanza che induce variazioni funzionali nell’organismo con il fine di trattare delle patologie. L’assunzione di un farmaco è generalmente preceduta da una diagnosi e una prescrizione medica. Ad esempio, un antibiotico viene utilizzato per eliminare un’infezione batterica, risolvendo il sintomo e agendo sulla sua causa.

 

Integratori Alimentari: la funzione fisiologica

Gli integratori alimentari, invece, non hanno un’azione terapeutica. Secondo la legislazione, il loro scopo è preventivo, integrativo o di mantenimento della salute (omeostasi). Ad esempio, un integratore di vitamina C potrebbe essere utilizzato per rafforzare il sistema immunitario, ma non per curare un’infezione.

 

Il Dilemma del Paziente-Consumatore da dove nasce

La linea tra farmaci e integratori può diventare molto sfumata in alcuni casi e creare, pertanto, dubbi e incomprensioni nel consumatore meno esperto. Ad esempio, è comune che un medico suggerisca un integratore come primo passo per affrontare un problema di salute minore. Oppure che alcune sostanze, come la melatonina o la vitamina D, siamo disponibili sia come farmaci che come integratori, a seconda del dosaggio. O ancora, che il farmacista proponga un integratore per alleviare un sintomo, legato ad una patologia.

 

Regolamentazione e Controllo

Dal punto di vista regolatorio, gli integratori alimentari sono definiti come alimenti (così come definito da Regolamento No 178/2002). Questi sono regolamentati dalla Direttiva 2002/46/CE e, in Italia, dal Decreto legislativo del 21 maggio 2004, n. 169. L’immissione in commercio degli integratori prevede una procedura di notifica allo stato membro e il controllo dell’etichetta

I farmaci, d’altro canto, per più ovvie ragioni, devono passare attraverso un rigoroso processo di valutazione e approvazione che può durare decenni, con prove dettagliate di sicurezza ed efficacia a supporto.

 

Rivendicazioni Salutistiche (o claims): Un Terreno Scivoloso

Un altro elemento di confusione per il consumatore di fronte ad integratori e farmaci sono le rivendicazioni salutistiche degli integratori. Questi claims devono essere approvati dall’Autorità della Sicurezza Alimentare (EFSA) e dalla Commissione Europea prima di essere apposti in etichetta. Cosa sono? Nient’altro che l’effetto salutistico dell’integratore sull’organismo

Cosa differenzia, fermo restando che venga concesso, un claim salutistico da un effetto terapeutico?

La differenza c’e.

Tutto sta nel dimostrare scientificamente un effetto benefico senza attribuire un’azione terapeutica all’integratore.

Che questo sia facile è un altro discorso, ma la storia ci insegna che è possibile (i claim autorizzati li trovate qui https://ec.europa.eu/food/food-feed-portal/screen/health-claims/eu-register).

 

L’Arma Migliore: L’Informazione

In questo scenario complesso, la migliore difesa per il paziente-consumatore è l’informazione. È fondamentale consultare fonti affidabili e, in caso di dubbio, consultare un medico. Solo così possiamo fare scelte informate che contribuiscono effettivamente al nostro benessere e non ci portano ad assumere, con conseguenze talvolta nocive, una sostanza piuttosto che un’altra.