Il glifosato: l’erbicida più venduto di tutti i tempi

Un po’ di storia

 

La N-fosfometil-glicina, il glifosato, fu scoperto negli anni ‘70 dal chimico statunitense J. E. Franz e commercializzato dall’azienda Monsanto con il nome Roundup®. La capacità di controllare tutte le erbe infestanti dei raccolti fa riscuotere subito al glifosato un grande successo negli Stati Uniti, diventando in poco tempo l’erbicida più venduto. La Monsanto non è l’unica formulatrice di glifosato, esso infatti, come  sostanza attiva si trova sul mercato in diverse formulazioni. Dato il suo grande successo, la Monsanto inizia di pari passi a commercializzare culture resistenti al glifosato, in modo da aumentare l’efficacia e la selettiva dell’erbicida.

Il maccanismo di azione del glifosato è quello di interferire con la sintesi di alcuni amminoacidi aromatici (fenilalanina, tirosina e triptofano) delle piante, essenziali per la loro sopravvivenza. Dal momento che questi amminoacidi non vengono sintetizzati dall’organismo umano, ma assunti con la dieta, la tossicità verso l’uomo sembra trascurabile e l’utilizzo massivo di tale erbicida in USA e in Europa non viene considerato inizialmente rischioso per la salute.

Nonostante le basi teoriche scientifiche a sostegno della sicurezza dell’erbicida, negli anni il glifosato ha destato sospetti di sicurezza e si è trasformato in un nemico della salute pubblica nonché di quella ambientale. Negli Stati Uniti alcuni stati hanno bandito l’utilizzo dell’erbicida, molte associazioni dei consumatori si sono opposte sostenendo la pericolosità dei residui di erbicida nel cibo, è apparsa reale la correlazione tra l’esposizione degli operatori agricoli esposti al glifosato e l’insorgenza di tumori e linfomi non-Hodgkin. Nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha riclassificato il glifosato come “possibile cancerogeno” sulla base di alcuni studi di genotossicità e cancerogenicità.

In Europa, l’Agenzia della Sicurezza Alimentare (EFSA) non considera il glifosato, ad oggi, come cancerogeno. L’EFSA definisce la tossicità del glifosato con una dose soglia (0.5 mg/kg perso corporeo: 40 mg per un umo di 80kg) oltre la quale la tossicità è evidente, mala quale, se rispettata, non metterebbe a rischio la salute umana.

Nel 2017 il glifosato ha ottenuto un’approvazione quinquennale nell’UE, volta a scadere il 15 dicembre 2022. Fino ad allora il glifosato potrà essere utilizzato come sostanza attiva nei prodotti fitosanitari, sempre previa autorizzazione da parte delle autorità nazionali dopo valutazione della sicurezza.

 

Cosa c’è di nuovo?

 

Quattro Stati Membri -Francia, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria- hanno avviato un progetto di valutazione del rischio del glifosato e l’hanno sottopost, in un fascicolo di 11000 pagine, all’attenzione di EFSA e ECHA (l’Agenzia Europea delle sostanze chimiche); nella proposta dei quattro Stati membri non è prevista alcuna modifica della classificazione attuale dell’erbicida. Le due agenzie hanno avviato una consultazione pubblica come prima parte della valutazione.  Sono attesi aggiornamenti e una nuova valutazione del rischio in merito al glifosato entro la fine del 2022, quando la Commissione Europea dovrà esprimersi nuovamente in merito alla sua approvazione.